Come Pescare Calamari e Seppie con la Pesca a Tataki

La pesca a tataki è una tecnica di pesca verticale messa a punto dai giapponesi e finalizzata a catturare gli ambitissimi calamari e le seppie.

La pesca a tataki o tataki fishing è una tecnica di pesca con cui i giapponesi si sono specializzati nella pesca ai calamari dalla barca, ma che può essere utilizzata con successo anche dai moli e dalle scogliere per la pesca ai calamari, alle seppie e ai cefalopodi in generale.

Ciò che rende la pesca al tataki una vera “pesca miracolosa” è che con questo sistema di pesca verticale - al tataki, appunto – i calamari possono essere pescati anche nelle ore diurne e non soltanto di notte, come gli amatori spesso sono abituati a pensare.

Il termine pesca al tataki, inoltre, differentemente da quanto molti pensano, non sta ad indicare gli artificiali utilizzati, che prendono invece il nome di oppai, ma proprio dallo stile di pesca verticale e in particolare al suo movimento scuotitore. Muovendo, infatti, la canna per la pesca al tataki di continuo, si otterrà l’eccitazione dei cefalopodi che giacciono sul fondale, che si sentiranno invogliati ad avvicinarsi alle nostre esche che saranno viste come branchi di pescetti, potenziali prede.

Il calamaro o la seppia attaccheranno presumibilmente i nostri artificiali al primo momento di stop. La pesca al tataki è una pesca “non convenzionale” che mira a ricreare le condizioni che la natura dispone spontaneamente sui fondali molto profondi dove, normalmente, questi pesci non sarebbero catturabili.

La pesca al tataki per catturare i calamari, anche di giorno

I giapponesi con la pesca al tataki hanno smentito una credenza, ovvero che i calamari si possano catturare solo ed esclusivamente di notte.

Ma quali sono le abitudini dei calamari, tali da farci pensare di poterli catturare solo di notte?

I calamari sono voraci predatori migratori notturni. I calamari si nutrono prevalentemente di alici, sugherelli, sgombri e in generale di piccoli pesci. Una volta individuata la preda i calamari sono molto lenti nell’avvicinamento. Una volta raggiunta la giusta distanza dai tentacoli, risucchieranno la preda tra le loro otto braccia ricoperte di ventose, al centro delle quali è presente un becco micidiale. La stessa dinamica tenderà a ripetersi di fronte alle nostre oppai o esche artificiali, a cui i tentacoli resteranno quindi allamati.

I calamari, essendo migratori notturni, durante la notte si sposteranno anche a mezz’acqua, mentre di giorno tenderanno a giacere sul fondale maggiormente in profondità, che nel corso periodo dell’anno può variare dai 20 ai 100 metri. I fondali preferiti dai calamari, soprattutto di giorno, sono quelli di fango, ghiaia o posidonia.

La pesca al tataki, quindi, stimolando il movimento dell’acqua come se fosse in avvicinamento un branco di pesciolini, è una tecnica di pesca che permette di pescare i calamari e le seppie tranquillamente anche di giorno, quando i cefalopodi si spingono sempre più in giù sul fondale.

Il classico movimento scuotitore della pesca al tataki può essere alternato ad un altro stile di tataki meno praticato, il sasoi, che consiste nell’utilizzare il classico movimento “su e giù”. In questo caso la montatura delle esche va gestita con 2 o 5 braccioli di 10/25 centimetri, distanziati di 80 cm a 1.20 mt l’uno dall’altro, a cui verranno attaccate le esche.

Pesca al tataki, ecco come si svolge l’azione di pesca e a cosa prestare attenzione

La pesca al tataki si svolge alla perfezione tra i 20 e i 50 metri di profondità. Il primo passo è lasciar affondare un po’ gli artificiali; i calamaretti saranno i primi ad essere attratti, andando molto vicino alla superficie per inseguire i nostri oppai. I calamari più grandi invece resteranno in profondità e sarà necessario far fare all’esca un paio di scatti brevi, per ottenere l’attenzione dei calamari nelle vicinanze, per poi fermarsi e attendere l’attacco.

Il calamaro può avere un comportamento imprevedibile, potrà avvicinarsi in modo più lento o più rapido, a seconda di quanto sarà attratto dagli artificiali usati. In questo caso gestire i tempi di recupero sarà molto importante per la cattura, qualche volta sarà necessario aiutarsi con le mani, afferrando il calamaro per la testa. Ad una cosa in particolare bisogna prestare attenzione quando si catturano i calamari con la pesca al tataki: che non ci schizzino con il loro inchiostro!

Attrezzatura per la pesca al tataki, dalla canna da pesca agli artificiali

La canna per la pesca al tataki è una canna da pesca specifica. Per questo stile di pesca è impossibile riadattare un altro tipo di canna da pesca, per cui sarà necessario acquistare una canna da pesca al tataki. La canna da pesca al tataki è compresa tra i 200 e i 240 cm, con un’azione di punta ed una vetta molto sensibile per vedere le tocche del calamaro, ma allo stesso tempo capace di gestire piombi anche da 200/250 gr.


Il mulinello da accoppiare deve essere di stazza compresa tra 3000 a 5000, a seconda della profondità, e con un buon rapporto di recupero, perché la velocità in questa pesca è molto importante, imbobinato con un trecciato delle dimensioni massime di 0,20 mm.

E ora veniamo al pezzo forte dell’attrezzatura: le esche per la pesca al tataki, che come abbiamo visto si chiamano “oppai“, pur essendo spesso nominate a loro volta e genericamente “tataki”. Gli artificiali per la pesca al tataki non devono necessariamente essere verosimili, e ne esistono di tutti i tipi: morbidi in gomma, rivestita di tela, rigidi rivestiti, rigidi smaltati, con uno o due cestelli, con le pinnette laterali di piuma o senza.

La cosa più importante è avere oppai di diversi colori e dimensioni, per avere sempre una forte attività. Anche i colori degli artificiali aiutano molto nella pesca al tataki, in particolare i verdi, gli arancio, i neri, i bianchi e i viola.

Per sistemare gli oppai sono necessari almeno 3-5 braccioli con 3-5 esche, appunto. Al trecciato proveniente dal mulinello si collega uno spezzone di 5/6 metri di nylon dello 0,30/0,40 ed una piccola girella. Per la pesca al tataki va sempre utilizzato il fluorocarbon, di diametro compreso tra lo 0,28 e lo 0,35. Dopo circa 50 cm creeremo un’asola con il nodo dropper loop e tagliandone uno dei due capi vicino al nodo avremo realizzato il bracciolo a cui collegare l’oppai. L’ideale per la pesca al tataki è, come abbiamo visto, realizzarne almeno cinque, per altrettante esche.

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